Giovedì 25 gennaio, ore 17:00, Circolo della Stampa, Corso Italia, 13 – Trieste,
si terrà la presentazione del numero 1/2017 della rivista dell’IRSML FVG «Qualestoria»
Comunismi di frontiera. I partiti comunisti nell’area Alpe-Adria 1945-1955
A cura di Patrick Karlsen e Karlo Ruzicic Kessler
Alla presenza dei curatori, interverranno:
Giorgio Rossetti (presidente emerito Dialoghi Europei)
Ermanno Taviani (Università di Catania – Fondazione Gramsci, Roma).
Patrick Karlsen è direttore scientifico dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia (IRSML FVG). I suoi campi di ricerca principali sono la storia del comunismo internazionale e le culture politiche di frontiera nel Novecento.
Karlo Ruzicic Kessler è ricercatore presso l’Università di Bolzano. Si occupa di storia italiana e jugoslava nel Novecento, con un focus particolare sulle relazioni internazionali e transnazionali durante la Guerra fredda.
A dispetto delle visioni monolitiche condizionate dalle divisioni della Guerra fredda, la storiografia più recente ha elaborato una lettura dei partiti comunisti dopo la Seconda guerra mondiale meno rigida: attenta alle rispettive specificità e alle articolazioni interne di un mondo, quello del comunismo internazionale, lungi dall’essere compatto e comandato in maniera meccanica dalla longa manus di Mosca. Proprio le vicende della guerra favorirono l’emergere di polarità regionali nella rete dei partiti comunisti europei: a cominciare da quella rappresentata dal comunismo jugoslavo, che si alimentava di ambizioni egemoniche sui movimenti dei paesi confinanti. Nelle aree multinazionali, poi, dove alla complessità etnica e culturale si accompagnava una incerta delimitazione della sovranità e della giurisdizione fra i partiti comunisti, questi ultimi offrirono risposte non coincidenti né concordate alle rispettive questioni nazionali.
Tutti i partiti comunisti coinvolti nelle vicende della regione Alpe-Adria riuscirono a dare forma, in relativa autonomia, a politiche originali, destinate proprio per questo a risultare non di rado incompatibili fra loro. Malgrado la presunta cornice di identificazione comune fornita dall’internazionalismo, le linee di frattura che si produssero a Trieste e su tutta la regione a cavallo tra Italia, Austria e Jugoslavia spesso ebbero come ricadute disaccordi e conflitti, anche aspri e talvolta addirittura sanguinari. Giocati in termini di confronto nazionale in misura molto più profonda di quanto ammesso dagli stessi attori in campo e riconosciuto finora dalla storiografia.