Mercoledì 15 MAGGIO 2019, alle 16.30, presso l'Aula Magna della Scuola per Interpreti e Traduttori, Narodni dom
via Filzi 14, Trieste
si terrà il penultimo incontro del ciclo Storia in città 2019 Europa: integrazione o disintegrazione?
Il tema sarà l'allargamento dell'Europa a est
I “Quattro di Visegrad” e l’integrazione dell’Europa orientale
Cesare La Mantia, Università di Trieste
Il gruppo di Visegrád: gli ex comunisti che condizionano l’Unione europea?
Il 1° luglio 1991 si sciolse il Patto di Varsavia e 25 dicembre 1991 la bandiera dell’Unione Sovietica fu ammainata sul pennone più alto del Cremlino. Due giorni prima la Germania aveva riconosciuto l’indipendenza dalla Federazione jugoslava proclamata da Croazia e Slovenia il 25 giugno 1911. In mezzo al rapido e apparentemente inatteso dissolvimento dell’Europa comunista tre stati, parte anch’essi di tale scenario, con lungimiranza decidono di accordarsi per il raggiungimento di obiettivi di cooperazione diretti a fronteggiare il timore verso il vecchio alleato non più sovietico, ma tornato ad essere russo e a favorire le relazioni con la nascitura Unione Europea (Maastricht, 11 dicembre ’91) alla quale si guardava per motivi economici e in funzione anti russa. L’accordo fu firmato dalle delegazioni di Polonia, Ungheria, Cecoslovacchia il 15 febbraio 1991 nella cittadina di Visegrád, non molto distante da Budapest. Il documento rispondeva, forse, anche ad un senso di sbandamento presente nelle società e nelle élite politiche degli stati firmatari che non erano più nella comunità socialista e in un sistema a sovranità limitata e guardavano ad un altro sistema, poco conosciuto e per certi aspetti più duro, in cui la sovranità appena conquistata sarebbe stata limitata di nuovo. Collaborare avrebbe aumentato la forza negoziale dei firmatari che decisero di riannodare i fili di un antico discorso iniziato con altri protagonisti, ma nella stessa Visegrád nel 1335.
Nell’Unione Europea il gruppo di Visegrád ha votato spesso compatto ed è anche andato in ordine sparso, riuscendo comunque a condizionare le scelte dell’Unione. Lo aspettano prove importanti che riguardano l’attivazione di procedure d’infrazione contro suoi membri e la realizzazione di politiche “sovraniste” continuando a rimanere nell’Unione; ma questa è una partita tutta da giocare.
Prof. Cesare La Mantia Professore associato di Storia dell’Europa orientale c/o il DSPeS. dell’UniTs. Settori di ricerca: l’Europa orientale del ‘900 e del post comunismo.
Ultime pubblicazioni:
2018. La violenza come strumento politico tra gli ultimi anni dell’Ottocento e i primi del Novecento polacco, Aracne, Roma.
2017. Maxim Litvinov, Un diplomatico (non laureato) a servizio della rivoluzione, Quaderni del CIRSEU, Perugia.
2017. La fuga dall’Ungheria nel 1956: le cause e i primi interventi internazionali a sostegno dei profughi, EUT, Trieste.
Gli incontri sono aperti a tutti.
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Materiali e audio di Storia in città 2019
organizzato da
Università di Trieste Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali
Istituto regionale per la storia della Resistenza e dell’Età contemporanea nel Friuli Venezia Giulia
in collaborazione con
Dialoghi europei
Insieme per l’Europa
Sistema bibliotecario giuliano SBG
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