Andrea Dessardo, "Vita Nuova" 1945-1965. Trieste nelle pagine del settimanale diocesano
Dalla lotta politica in difesa dell'italianità a una proposta di normalizzazione e di allargamento della base democratica alle sinistre ed alla minoranza slovena. Questi, in sintesi, i compiti che si assunse la Democrazia cristiana nel corso dei primi vent'anni della sua azione di governo a Trieste, dal 1945 al 1965: si trattò di un'evoluzione culturale netta, ma che non avvenne d'improvviso, maturando invece progressivamente, e non senza contraddizioni. Tale dibattito trovò ampio spazio sul settimanale diocesano “Vita Nuova”, cui il presente lavoro ricorre per la prima volta quale fonte primaria per ricostruire le tappe del travagliato percorso politico e generazionale interno non solo al partito, ma al più complesso mondo cattolico triestino. Prendono forma attraverso le pagine del giornale, i profili dei protagonisti e dei comprimari di quell'epoca, gli scontri, le opposizioni interne, il ruolo dell'ordinariato diocesano, il complesso sistema del collateralismo.
Dall'introduzione dell'autore:
[…] Fin dall’inizio della sua esperienza, nel 1920, per ragioni peculiari legate alla natura del territorio di diffusione, «Vita Nuova» si propose ai lettori non come la voce ufficiale della Curia, come semplice bollettino diocesano, ma come una particolare espressione della Chiesa triestina e istriana. «È il foglio di una parte della popolazione cattolica» ha scritto al riguardo Liliana Ferrari: «Non è (e non aspira ad essere) il giornale “della” diocesi, ufficialmente plurilingue e con una curia che continua a essere capeggiata da vescovi non italiani. Possiamo definirlo un giornale di partito o di movimento». La situazione naturalmente mutò assai nei decenni successivi, soprattutto in virtù dell’evoluzione del contesto politico, ma si può con buona sicurezza affermare che «Vita Nuova» godette sempre di una certa autonomia. Solo per fare un esempio, anche un vescovo tradizionalmente definito – a torto o a ragione – accentratore e autoritario come mons. Antonio Santin, permise a don Edoardo Marzari, direttore nel 1938-39, di criticare apertamente alcune iniziative del regime fascista o consentì – come andremo a raccontare – negli anni Cinquanta a due giovani dossettiani di condurre il giornale su posizioni di inedita apertura a sinistra.
Anno edizione: 2010
€ 18,00