Cittadinanza e Costituzione
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Giornata di studi per il 70°anniversario della Costituzione
Settant’anni di Repubblica: un confronto sulle nuove interpretazioni
Organizzata dall'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia
Con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste
Con la partecipazione di Dialoghi europei e Circolo della Stampa di Trieste
Mercoledì 6 dicembre 2017, ore 17, Aula Magna
del Dipartimento di Scienze giuridiche, del linguaggio, dell'interpretazione e della traduzione
via Filzi 14, Trieste
Introduce il Sen. Miloš Budin
Interventi del prof. Guido Crainz e del prof. Piero Craveri
Modera il prof. Sergio Bartole
Tradizionalmente, l’impegno dell’IRSML FVG nell’ambito delle celebrazioni ricomprese nel tradizionale calendario civile è quello di contribuire affinché tali appuntamenti vengano compresi nella pienezza sia del loro significato storico che dell’alta valenza civile che li contraddistingue, come fondamentali momenti di commemorazione, riflessione e riconoscimento dell’adesione ai valori della cittadinanza democratica da parte della collettività.
A settant’anni dall’approvazione e dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana (dicembre 1947-gennaio 1948), l’IRSML FVG propone la realizzazione di una pubblica giornata di studi intitolata Settant’anni di Repubblica: un confronto sulle nuove interpretazioni.
Di recente, dalla produzione storiografica e dal dibattito pubblico nazionali sono emerse letture originali e interpretazioni innovative che hanno saputo ricondurre in modo scrupoloso e convincente la storia dell’Italia repubblicana sia ai condizionamenti dettati dal contesto internazionale della Guerra fredda, sia ai nodi strutturali della crisi che si sarebbe manifestata sul piano finanziario e istituzionale negli anni a noi più vicini.
L’iniziativa Settant’anni di repubblica: un confronto sulle nuove interpretazioni intende strutturarsi in una giornata di studio aperta al pubblico, che si terrà presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze giuridiche, del Linguaggio, dell’Interpretazione e della Traduzione (via Filzi, 14), mercoledì 6 dicembre 2017, con relazioni affidate a due specialisti di fama nazionale, Guido Crainz e Piero Craveri, presentati dal sen. Miloš Budin e coordinati dal professore emerito dell’Università di Trieste Sergio Bartole.
Nel dettaglio, la discussione prenderà spunto dalle più recenti pubblicazioni di Crainz e Craveri (rispettivamente, Storia della Repubblica, Donzelli 2016 e L’arte del non governo. L’inarrestabile declino della Repubblica italiana, Marsilio 2016) per sviluppare una riflessione a più voci sul significato complessivo della vicenda repubblicana a settant’anni dall’entrata in vigore della Costituzione.
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Venerdì 1 dicembre 2017, alle ore 17, nella Sala “Tiziano Tessitori”
Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia
Piazza Oberdan, 5 – Trieste
VIVERE A TRIESTE DURANTE IL FASCISMO
Lezione aperta alla cittadinanza con interventi di:
Anna Maria Vinci: Società, politica e mondo del lavoro nella Trieste fascista
Štefan Čok: La comunità slovena e il fascismo a Trieste
Mauro Tabor: Gli ebrei triestini e il fascismo
Le relazioni saranno intervallate da letture di Sara Alzetta tratte da testimonianze di Luciano Rapotez, Savina Rupel e Bruna Levi Schreiber
Testo sul raduno delle destre a Trieste
Recenti episodi di cronaca, con l’aggiunta di un prospettato raduno a Trieste delle destre europee nei primi giorni di dicembre, stanno cercando di riportare alla ribalta le più logore parole d’ordine del nazionalismo, riproponendo quell’aspro clima di contrapposizione che aveva inquinato, così a lungo in passato, la vita politica e civile di tutta l’area alto-adriatica.
Questo salto all’indietro nel tempo ci addolora e ci indigna. In particolare, è il messaggio di Trieste “Madonna della destra italiana” che non deve passare. Il previsto arrivo nel capoluogo della Regione dei principali esponenti della destra europea ammanta di tinte razziste e xenofobe il fosco nucleo di quello che per Trieste non è mai stato un “sano patriottismo”.
Amare la Patria ha avuto in questa città molteplici espressioni. Poteva indicare l’amore per la propria identità nazionale, per la propria lingua e cultura, non disgiunto da quello nei confronti di altri popoli qui conviventi; poteva significare il sogno di una Patria migliore e la lotta per quell’ideale. Molti uomini e donne hanno sacrificato i loro giorni per un patriottismo inclusivo, il patriottismo della libertà, della pace e del rispetto reciproco: tra italiani e sloveni soprattutto, e poi ancora tra italiani e austriaci, armeni, croati, greci, ebrei, serbi, turchi. La bellezza di questa città si è costruita sulla molteplicità di presenze nazionali, linguistiche e religiose che l’hanno resa unica nel panorama italiano.
Se si vuole al contrario ripercorrere la strada delle sofferenze, il pensiero deve andare al patrimonio materiale e immateriale che Trieste ha perso a causa dei nazionalismi e poi, soprattutto, nel corso del ventennio fascista. Quel preziosissimo patrimonio di radici e culture plurime è stato impoverito e ridotto a brandelli dalla violenza del fascismo di confine e dal suo progetto totalitario.
Ci indigna la mancanza di memoria riguardo a un passato così tragico: dall’attacco brutale delle squadre fasciste fino alle leggi contro l’uso pubblico della lingua slovena e croata, ai campi d’internamento, ai processi, alle condanne a morte, alle espulsioni, alla decapitazione di un’intera classe dirigente, messa al bando perché “non italiana e fascista”. L’identificazione tra italianità e fascismo è costata alla Venezia Giulia e all’intero Paese lacrime e sangue. Come si può dimenticare l’aggressione del regime fascista, in accordo con i nazisti, alla vicina Jugoslavia, con tutto il peso dello strazio che ne è seguito? Arresti, deportazioni, villaggi bruciati. E che maschera si può usare per ricacciare nell’ombra l’annuncio clamoroso delle leggi razziali in piazza Unità, a Trieste, per bocca dello stesso Mussolini nel 1938? La foltissima comunità ebraica condannata dai fascisti alla morte civile, si disintegrò nel giro di poco tempo per mano del feroce alleato nazista cui i rinati fascisti di Salò prestarono con zelo il proprio aiuto. La Risiera di San Sabba è il monumento nazionale che sta lì a ricordare tali misfatti: inquinamento dell’anima, ferite non sanabili. Cancellare questa tragedia con il sangue delle altre che seguirono non ha fondamento storico e soprattutto contraddice una reale consapevolezza civile e umana. Né è lecito scordare che è stata la scelta del fascismo di schierare l’Italia a fianco della Germania nazista nella guerra mondiale e di concorrere alla spartizione dei Balcani, la causa determinante della perdita della sovranità italiana su Zara, Fiume e l’Istria.
Mai più, si diceva fino a poco fa. Mai più si deve ripetere ora con forza: la dignità umana non accetta il furore rabbioso delle discriminazioni e dell’odio.
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