Materiali sul confine orientale
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Il confine orientale italiano, 1797-2007. Cartografia, documenti, immagini, demografia
di Franco Cecotti e Bruno Pizzamei
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VADEMECUM PER IL GIORNO DEL RICORDO - Seconda edizione
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“Un percorso tra i luoghi della tolleranza e dell’inclusione della Provincia di Trieste: una guida”
Progetto realizzato con il contributo della Provincia di Trieste
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Tutti i video del progetto sono disponibili sulla pagina youtube dell'Irsml
Dalla tolleranza all’inclusione
di Giovanna Paolin
La parola “tolleranza” oggi è vista giustamente con sospetto. Tolleranza infatti significa accettare qualcuno o qualcosa, ma quasi come un peso da tollerare, appunto, non comprendendo per contro la scelta di riconoscere all’altro parità e piena dignità, la via cioè dell’inclusione. È comunque un termine che ha una nobile tradizione ideologica. Nella prima età moderna l’Europa si trovò dilaniata dalle lotte politiche e religiose, con persecuzioni dolorose messe in atto equamente dai diversi schieramenti ma facilmente identificate dalla voce popolare con la sola storia delle Inquisizioni cattoliche, prima quella medievale, poi quelle iberiche e quella romana. Non fu facile il compito di quei pensatori che fin dal Cinquecento, per citare solo Erasmo da Rotterdam e Sebastiano Castellione, tentarono di aprire un dibattito sul concetto di tolleranza, di quanti come Montaigne meditarono sulla relatività delle differenze. Fu il solo sovrano di Ungheria Giovanni II a raccogliere questa sfida, fino a promulgare nel 1568 un editto di tolleranza contro le discriminazioni religiose, mentre la Pacificazione di Augusta (1555), l’Editto di Nantes (1598), o la pace di Vestfalia (1648), ebbero una valenza ideologica assai più limitata. Il viaggio dei puritani Padri Pellegrini (1620) alla ricerca di una nuova terra di libertà sembra una buona immagine di quanto l’Europa faticasse ad accettare nel suo seno le diversità ideologiche. Lo sviluppo del pensiero però, in particolare dal pieno Seicento, avviò gradualmente la scoperta di modelli nuovi e la stagione poi dell’Illuminismo seppe, nelle sue diverse anime, dare frutti straordinari, pensatori come Locke e Voltaire seppero dare contributi fondamentali allo sviluppo dell’idea di tolleranza. Si esplorarono tra l’altro nuove frontiere in campo giuridico e in quello politico. Questo percorso complesso ed entusiasmante portò infatti alla scrittura di testi fondamentali sui diritti, alla Costituzione americana, alla Dichiarazione francese. Questi documenti sono rimasti come tappe centrali nel cammino dell’Occidente, ma la strada verso una vera capacità di inclusione, la conquista di un riconoscimento di parità capace di allargarsi a tutti sarebbe stato ancora lungo e difficile, fino ad oggi. La lotta per eliminare le discriminazioni, di ogni tipo, sembra infatti riaccendersi costantemente sotto la pressione di tensioni e paure, specie nei momenti di crisi.
La piccola città di Trieste fin dal Medioevo aveva, forse per necessità di sopravvivenza, di fatto adottato un costume di inclusione delle diverse anime del territorio, costume che era sopravvissuto, con qualche momento di difficoltà nella seconda metà del Seicento, fino alla decisione imperiale di apertura del Portofranco (1719). Da Vienna allora si scelse di dar vita ad una nuova politica di economia portuale e nei decenni successivi venne deciso, ovviamente, di mettere in atto una politica capace di attirare investitori di ogni provenienza. Come d’uso per queste istituzioni, vennero concesse delle patenti, che garantivano ai diversi gruppi libertà di associazione e di rito. Il più tardo e generale Editto di tolleranza (1781) emanato da Giuseppe II risultò in realtà molto meno aperto rispetto alle locali patenti già in possesso alle diverse comunità e semmai si rivelò importante la scelta di riordinare amministrativamente e vendere delle proprietà ecclesiastiche, come l’antica chiesetta di San Silvestro, che passò così a quella che è oggi la comunità elvetico-valdese. Per questo la parola “Tolleranza” a Trieste è evocativa di un’epoca e di eventi molto importanti. In una città posta nell’ambito di un impero multinazionale, divenuta rapidamente cosmopolita e ricca di personalità impegnate nel commercio internazionale, nelle assicurazioni e nelle imprese di navigazione, basti ricordare tra tutti i baroni Pasquale Revoltella e Karl Ludwig von Bruck, molti guardavano con disincanto e libertà a diversità e confini, statali o di gruppo. Questo clima inclusivo, pur ormai limitato dall’idea di tolleranza, restò quindi in qualche modo sotteso al modo di vivere locale, anche se dall’Ottocento in poi travagli drammatici funesteranno queste terre, ideologie e tensioni nazionali porteranno a situazioni quanto mai amare e difficili, prima che potesse essere faticosamente riscoperta e rivalorizzata la preziosa strada dell’inclusione, del riconoscimento della ricchezza portata dall’accoglienza delle diversità.
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Un progetto del Comune di Rimini, dell'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione del Friuli Venezia Giulia (IRSMLFVG), del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell'Università di Trieste, dell'Associazione delle Comunità Istriane (erede del CLN dell'Istria), con il sostegno dell'Assessorato alla Cultura della Regione Emilia-Romagna, della Provincia di Rimini e dell'Istituto storico di Rimini.
La mostra ha il patrocinio dell'Associazione ADES (Associazione Amici e Discendenti degli Esuli Giuliani, Istriani, Fiumani e Dalmati). Si ringrazia per la collaborazione Mattia Vitelli, delegato provinciale dell'Associazione ADES.
Direzione scientifica: Raoul Pupo, Università di Trieste Dipartimento di scienze politiche e sociali
Comitato scientifico: Roberto Spazzali (IRSMLFVG), Fabio Todero (IRSMLFVG) e Chiara Vigini (ACI)
Coordinamento: Laura Fontana, Responsabile del Progetto Educazione alla Memoria del Comune di Rimini.
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Roma, 9 febbraio 2012
L’intervento di Raoul Pupo al Quirinale, in occasione delle celebrazioni ufficiali per il Giorno del Ricordo 2012
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Le vie della memoria
Un percorso tra le violenze del Novecento
nella Provincia di Trieste
Soggetto e scenneggiatura: Raoul Pupo, Roberto Spazzali
Con la partecipazione di: Raoul Pupo, Roberto Spazzali, Fabio Todero, Silva Bon, Marina Rossi, Milan Pahor, Tristano Matta
«Da tempo la Provincia di Trieste sostiene i progetti di ricerca che l'Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia dedica alle vicende giuliane del secolo scorso. Questo DVD, che riprende e amplia una pubblicazione del 2006, si offre come un itinerario, fatto da schede, che si snoda tra luoghi ed episodi che hanno marcato la storia di Trieste e della sua provincia: un percorso destinato a contribuire a una conoscenza più dettagliata e meno faziosa delle tragedie di queste terre segnate da una costante alternanza di convivenza e lacerazione, di speranze e di frante illusioni, di atrocità e mistificazioni».
Maria Teresa Bassa Poropat
Presidente della Provincia di Trieste e Assessore alla cultura
Tutti i filmati sono disponibili sul canale youtube dell'Irsml
La devastazione della Sinagoga 1942
Gli impiccati di via Ghega 1944
L’eccidio di via Imbriani 1945
Il «Centro Raccolta Profughi» di Padriciano
Documentario, Italia, 2010
Lingua: Italiano
Durata: 60' circa
- Progetti collegati:
Un percorso tra le violenze del Novecento nella provincia di Trieste
Po poteh nasilja v 20. stoletju v Tržaški pokrajini

Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia - Deželni inštitut za zgodovino osvobodilnega gibanja v Furlaniji Julijski Krajini
Un percorso tra le violenze del Novecento nella provincia di Trieste
Po poteh nasilja v 20. stoletju v Tržaški pokrajini
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Un percorso tra le violenze del Novecento nella provincia di Trieste - Po poteh nasilja v 20. Stoletju v Tržaški pokrajini
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