Quaderni di Qualestoria
I Quaderni di Qualestoria
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L’irredentismo armato. Gli irredentismi europei davanti alla guerra. Atti del Convegno di studi, Gorizia, 25 maggio, Trieste, 26-27 maggio 2014 a c. di Fabio Todero, nota introduttiva di Raoul Pupo
Non sono stati i movimenti irredentisti a scatenare la Grande guerra, ma certo hanno prima contribuito potentemente a destabilizzare il continente europeo, per divenire poi strumenti formidabili di mobilitazione delle masse a conflitto iniziato. Nel 2014, all’approssimarsi del centenario dello scoppio della Prima guerra mondiale, il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Trieste, d’intesa con le autorità accademiche e in partenariato con l’Istituto
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Violenza e repressione nazista nel Litorale Adriatico 1943-1945 di Giorgio Liuzzi
Il periodo compreso tra l’8 settembre 1943 e il maggio del 1945 fu tristemente segnato da stragi, rappresaglie e singoli eccidi compiuti dalle forze armate tedesche o dalle forze collaborazioniste nell’Operationszone Adriatisches Küstenland (OZAK), la zona più orientale d’Italia. La particolare struttura amministrativa e politica che i tedeschi assegnarono a questa zona, l’intensità della guerra antipartigiana, le esperienze precedenti in altre zone di guerra da cui provenivano i responsabili nazisti della sicurezza nell’Ozak ed infine le direttive e gli ordini impartiti da questi stessi ufficiali non
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Redipuglia: il Sacrario e la memoria della Grande guerra 1938-1993 di Gaetano Dato
La storia del più grande Sacrario militare della Grande guerra in Italia è anche la storia del rapporto tra lo Stato italiano e la memoria del primo conflitto mondiale. L’autore ripercorre le vicende della fondazione del maestoso memoriale di Redipuglia e cerca di comprendere l’evoluzione delle principali ricorrenze che vi sono state celebrate dal secondo dopoguerra alla fine del secolo breve. Il Sacrario di Redipuglia, fra i maggiori luoghi della memoria per la nazione italiana, emerge quale punto di riferimento chiave per una riflessione sull’identità collettiva della penisola.
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Memorie di partigiane e di partigiani della Provincia di Trieste a cura di Franco Cecotti
L'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (Anpi-Vzpi) di Trieste sollecitò nel 2010 i propri soci a raccontare, attraverso una scrittura autobiografica, il loro contributo alla lotta di liberazione negli anni 1943-1945. Così furono compilati dai protagonisti, donne e uomini della provincia di Trieste, 41 testi brevi su uno o due episodi della lotta partigiana, che la loro memoria riteneva significativi. In questo volume vengono proposti 31 di quei testi, che costituiscono un corpus molto interessante, relativo ad un territorio provinciale segnato da vicende complesse, sia negli anni della lotta partigiana, sia in un periodo più ampio, antecedente e posteriore al secondo conflitto mondiale.
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Carabinieri a Gorizia 1942-1945 Memorie degli anni bui di Franco Miccoli
Percorrendo le vicende di famiglia, l'autore ha raccolto testimonianze orali e scritte, documenti dagli archivi nazionali ed esteri e pubblicistica, offrendo una ricostruzione delle vicende vissute dai carabinieri dal 1942 al giugno 1945 a Gorizia. Vengono rivisitate la situazione dell'8 settembre 1943, l'opposizione all'occupazione tedesca fino alle vicende del maggio 1945, quando fu la volta dei 40 giorni della occupazione jugoslava; tra gli altri viene proposto un approfondimento dell'episodio drammatico dell'incendio di Ustje dell'estate 1942. Il lavoro cerca di fare luce su particolari e fatti vissuti dalla città di Gorizia e dal CLN goriziano e sui controversi rapporti fra resistenza italiana e slovena.
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«La lotta è armata» Estrema sinistra e violenza: gli anni dell’apprendistato 1969-1972 di Gabriele Donato
«La lotta è armata»: questo doveva essere il messaggio diffuso dalla foto della pistola puntata alla tempia dell’ingegner Macchiarini, nel marzo del 1972. Le parole sono di Renato Curcio, e si riferiscono al primo sequestro-lampo realizzato dalle Brigate Rosse. Si trattò di un episodio rilevante: i brigatisti avevano deciso di passare definitivamente all’azione. D’altro canto, quella primavera non ebbe un attimo di pace: pochi giorni dopo morì Giangiacomo Feltrinelli, mentre il maggio fu segnato dall’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Quali fattori determinarono un’escalation tanto drammatica? Per quali ragioni tanti gruppi della sinistra extra-parlamentare considerarono persuasiva l’ipotesi della violenza? Perché la tentazione del ricorso ad azioni terroristiche si rivelò tanto seduttiva? Questi sono gli interrogativi affrontati dal testo:
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La giustizia e la memoria. Luciano Rapotez, un caso giudiziario del dopoguerra
a cura di Gloria Nemec. Saggi di Alessandro Giadrossi, Gloria Nemec
Luciano Rapotez, operaio muggesano, comunista ed ex partigiano, fu arrestato nel 1955 con quattro compagni, con l’imputazione di essere autore di un tuttora oscuro triplice omicidio: il delitto Trevisan, o «strage di San Bartolomeo», compiuto nel settembre 1946. Nella questura triestina fu sottoposto a 96 ore di tortura, poi all’isolamento carcerario e a 32 mesi di detenzione complessiva, prima di affrontare i processi in Corte d’assise che sancirono la sua piena assoluzione. La ricerca storico-sociale e giuridica presentata in questo volume, sulla scorta di una cospicua documentazione, non si è limitata
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